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Dino Baiocco

Civitanova Alta (MC), 1931 – 2011

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Paesaggio rosso, 2005

Dino Baiocco, nato a Civitanova Alta nel 1931, trapiantato undici anni a Milano per un lavoro in banca – “ma il sabato e la domenica erano per me, potevo dipingere” dice – divide la sua vita in due sezioni: quella a casa a contatto con l’amata terra collinare, degli anni formativi e poi del ritorno nel ’67, e quella fuori, al nord, dove assorbiva cultura e controcultura artistico-intellettuale e quel Realismo Esistenziale gravido di tutti i movimenti che lo avevano imboccato e preceduto.

Così, come aveva assimilato e consumato da piccolo, già bravo a disegnare, l’arte dal vero degli artisti orbitanti intorno alla figura di Luciano Moretti, nello stesso modo quei fine settimana lombardi s’impregnava di avanguardie e le sperimentava tutte.

Perciò non sarebbe corretto definire Baiocco soltanto un paesaggista o un informale, i suoi lavori sono troppo fecondi e troppo bulimici di ricerca, prove e sperimentazione, ma sicuramente il paesaggio è il soggetto più caro così come lo è il medium pastoso ed abbondante d’estrazione informale.

Nelle orchestrazioni di base delle sue immagini si ravvisa inevitabilmente la lezione del compaesano ed amico Arnoldo Ciarrocchi (si veda l’acquerello su carta Fontespina, 1970, esposto al Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado, fortemente memore ad esempio del ciarrocchiano Paesaggio di Civitanova, 1968, della collezione permanente della Pinacoteca Civica Marco Moretti di Civitanova Alta), ma più che un’influenza si è trattato di un respirare comune, modello ed ispirazione costante che, negli anni, ha abbandonato la forma per rendere il vagheggiamento dalla spinta materica e qualche colpo segnico.

 

In Baiocco si riconosce una perdita della forma a favore di un maggiore coinvolgimento dell’artista (e dello spettatore) dentro la natura che tanto ama: il pittore stabilisce col paesaggio che lo circonda una tale empatia da eliminare le distanze e voler entrare nella materia di cui esso è fatto.

Il procedimento è inverso rispetto agli acquerelli: in quelli si distanzia dall’immagine tanto da perderne i tratti e i contenuti, negli oli si avvicina tanto da confonderli.

Nella presentazione alla personale dell’artista del 1988 alla Galleria Centofiorini (Civitanova Alta), si parla di paesaggio mentale (lo stesso Baiocco dice:”Quando penso e vedo le cose, le cose le vedo perché le avevo pensate”), una vaghezza melanconica, uno scambio tra il paesaggio e l’uomo.

La questione tattile è molto viva in questo pittore, all’occasione anche scultore “per divertimento”: il rapporto fra i corpi, il contatto con la natura, sono  affidati alla materia disposta sopra alla tavolozza, specialmente realizzazioni dal 2000 in poi.

 

Baiocco è stato anche un importante incisore ma, come pittore, affonda nella suggestione dell’insieme delle immagini visive, sonore, tattili, olfattive – e forse persino gustative – del mondo “campagna” da cui si è nati, un’esperienza sinestetica: lo stesso paesaggio si propone in stati d’animo difformi ovvero è difforme nello stato d’animo della natura e dell’essere umano che vi è immerso. I pastelli ad olio rendono le impressioni: morbidi, generano superfici dense, a strati sovrapposti e rendono il tratto. Era molto interessante la tecnica del monotipo: Baiocco, attraverso il torchio, preparava una superficie di colore pressata su cui poi interviene nuovamente a mano libera, apportando spessore e tocchi di volume.

Una passione carnale quella di Baiocco per la pittura, esplosa in un’età adulta piena di amore e di curiosità.

Dino Baiocco nelle Marche

Acquerello – Centro Studi Osvaldo Licini, Monte Vidon Corrado (FM)

Paesaggio di Civitanova – Pinacoteca Civica Marco Moretti, Civitanova Alta (MC)

Dipinti e acquerelli – Galleria Centofiorini, Civitanova Alta (MC)

Incisione paesaggio col mare – Pinacoteca civica Vittore Crivelli, Sant’Elpidio a Mare (FM)

Incisioni e stampe – Museo storico del trotto, Civitanova Marche (MC)

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